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Tempus fugit…o no

 IL NIENTE CHE INVECE È IL TUTTO

E se la vita media si fosse allungata (più che per la Medicina, l’Igiene, la Sanità) perché rispetto ai nostri avi facciamo molte più cose (più studio, più viaggi, più divertimenti…)? O forse perché ne facciamo di meno (meno guerre, meno fanatismi, meno lavoro… cioè più tempo libero)? O perché ne facciamo di migliori?

E se il tempo, più che un’entità della Fisica, fosse un’entità della Filosofia, o dello Spirito e come tale per definizione non identificabile né misurabile matematicamente? Così come l’età non è (o almeno non è soltanto) un’entità anagrafica ma quanto meno anche biologica (e pure un po’ sociologica).
Gli orologi ci consentono di fare le cose quando gli altri si aspettano che le facciamo, ma non ci dicono (né potrebbero dirci) se facendo quelle cose prima o dopo (oppure più o meno velocemente) a fine giornata saremmo (o no) più giovani o più vecchi.

E se il tempo della definizione classica (spazio/velocità) fosse non solo quello per percorrere una distanza, ma anche quello per fare (o non fare) le cose, cioè per vivere (o non vivere)? E se invece, visto come detto l’effetto ambiguo della velocità, il tempo fosse proporzionale solo allo spazio?
Dunque passando da uno spazio (luogo) ad un altro è come se passassimo da un tempo ad un altro? In un certo senso sì, non solo per l’eventuale fuso orario o per il possibile diverso grado di progresso dei vari luoghi (il Tempo della Storia), ma anche perché è come se uscendo da un luogo smettessimo di appartenere a quella dimensione (a quello spazio-tempo,appunto) per entrare, appartenendovi, in un’altra, quella di destinazione; ma finché non ci arriviamo siamo come sospesi, senza spazio (o dunque senza tempo). Pensiamo ad esempio ad un lungo viaggio in aereo o in nave (dunque isolati dal resto del mondo, cioè dello spazio, e quindi dal tempo).
Sarà per questo che molti sui mezzi di trasporto si isolano (con il sonno, la lettura, la musica)? Come se non esistessero, finché non si rimaterializzano alle destinazione finale e ricominciano (uguale o diversa) la vita che avevano interrotto alla partenza. Una specie di teletrasporto senza scomposizione/ricomposizione della materia (e dunque senza i relativi rischi).

Ma anche ciò vacilla (e quelle persone non sanno cosa si perdono…o sono così masochiste da rinunciarvi!). In realtà mentre siamo in viaggio viviamo (in uno spazio/tempo terzo): possiamo mangiare, istruirci, innamorarci, amare e-purtroppo-il tempo passa lo stesso; altrimenti basterebbe viaggiare in eterno per vivere in eterno. I rappresentanti sarebbero pluricentenari e avrebbero la professione più invidiata del mondo!

Forse con il teletrasporto (quello vero, se mai verrà, anche per le persone) per dei frangenti saremo senza spazio e senza tempo; ma per definizione saranno dei frangenti infinitesimi; altrimenti vivremo sì in eterno, ma smaterializzati, cioè fuori dallo spazio. E dal tempo.

Il Conte, maggio 2020 – © Mozzafiato

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