(Extra) ordinary
GODER DELL’ORDINARIO
E gioire delle sue declinazioni: il buon reale ed il ben conservato.
Cosa c’è di più gradevole di qualcosa (di piacevole) che si ripete ogni giorno?
Eppure di questi tempi molti sono propensi all’esaltazione per qualcosa di eccezionale di non (o poco) ripetibile, in ogni campo, dal viaggio al lavoro, dagli acquisti agli amori.
Quasi nessuno si impegna piuttosto per far diventare quotidiano e costante ciò che più piace; si preferisce vivere nella tristezza e nella ristrettezza per aspettare il momento dell’esperienza straordinaria, se e quando mai verrà. Si fanno sforzi (fisici,mentali ed economici) per resistere e per attendere/propiziare quel momento magico. Per poi vivere del suo ricordo.
Così si aspetta il grande Amore, che magari non verrà mai; oppure si vivono mille avventure e si interrompono subito perché non sono Quello, ancor prima di averne goduto più di un attimo. Non sarebbe più logico ed utile viverne un po’ di meno ma appieno, anche se non sono quelle che si riterrebbero perfette?
Così si pretende di viaggiare in capo al mondo mentre si dimentica di vedere il monte,il lago,il mare,il borgo a pochi chilometri o a pochi paesi di distanza; anche se il resto del mondo cerca di far miracoli per venirli a vedere almeno una volta nella vita.
Così si esaltano culture,pietanze,abitudini, credenze altrui e lontane anche distanti ed opposte alle nostre, facendo salti mortali per sperimentarle straordinariamente; mentre quelli che le vivono da sempre non vedono l’ora di abbandonarle per assumere-ordinariamente-le nostre, che noi quasi quasi disdegnamo.
Così si preferisce l’allestimento speciale di una piazza alla sua bellezza abituale (della quale le nostre certo non difettano); le riparazioni straordinarie alla manutenzione ordinaria delle cose e delle strutture; un partner esotico ad uno continentale.
E così via.
A ben guardare è lo stesso principio che spinge oggi molti/e a bramare la conoscenza,l’amicizia,la passione purché siano virtuali, o almeno iniziate on line; e invece a rifuggire dalle stesse quando sono reali, o almeno da iniziare de visu. Chissà poi perché.
A ben riflettere è lo stesso principio che porta a privilegiare sempre il nuovo all’usato, la sostituzione alla riparazione (degli oggetti ma anche delle relazioni), rinunciando così a tutto il fascino che il ben vissuto porta con sé. Chissà poi perché.
Lo stesso si potrebbe dire per genii, santi ed eroi: ben vengano, ovviamente; ma forse sarebbe meglio avere tante persone ordinarie di valore che pochissime di valore straordinario.