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Nemo propheta in patria

Cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci. Tutti lo piangono e lo celebrano, giustamente, ma i suoi contemporanei lo apprezzarono assai meno, allora, tanto che il genio toscano dovette rifugiarsi in Francia per sfuggire ad un processo per stregoneria che gli sarebbe stato probabilmente intentato a seguito di una denuncia anonima.
A Salisburgo tutti amano Mozart, ogni prodotto tipico salisburghese reca la sua effigie, la sua casa natale è diventata un museo. Peccato che Mozart fu costretto a lasciare la fredda e poco accogliente città austriaca, dove era cresciuto, per cercare maggiore fortuna a Vienna, che però non gli rese, anch’essa, giustizia. Si consideri anche che chi aveva avuto l’onore (diremmo oggi) di conoscerlo, non lo stimava granché, a causa del suo aspetto mediocre e dei suoi tic nervosi che, a detta di un nobile che lo ospitò nella sua carrozza durante uno dei suoi viaggi in Europa, erano insopportabili ed irritanti.
Dante, che ora tutti noi fiorentini vorremmo qui, da morto, ma intanto continua a riposare a Ravenna, se fosse tornato a Firenze sarebbe stato giustiziato, dopo la condanna all’esilio.
Lucca, città natale di Puccini, non perdonò mai al Maestro il fatto che si fosse innamorato di una donna sposata e con figli che aveva lasciato il marito per lui: ora magari un lucchese farebbe carte false per stringere la mano al suo illustre concittadino, ma allora lo avrebbe probabilmente insultato, o, nella migliore delle ipotesi, semplicemente ignorato.
Beethoven non era ritenuto una buona compagnia, per i suoi frequenti ed imprevedibili sbalzi di umore e per il suo carattere difficile, eppure oggi sono certo che chiunque accetterebbe di stargli accanto anche a costo di essere trattato male.
Van Gogh, che oggi viene celebrato anche dal cinema, morì sconosciuto e solo.
Vivaldi, che ora sembra essere il simbolo di Venezia, cadde in disgrazia nella sua città natale e fu costretto ad emigrare a Vienna, dove però morì in miseria, dopo avere venduto per due lire le sue composizioni, per tirare avanti.
Potrei continuare e rischierei solo di annoiarvi, quindi mi fermo qui, poiché credo che abbiate capito l’antifona.
Pare che, per un pittore, un compositore, un poeta, uno scrittore, mentre da morti vengono venerati, essere vivi possa essere un problema. Un problema che però si risolve, con il tempo, e nella totalità dei casi.

Stefano Burbi, Compositore e Direttore  d’orchestra, maggio 2019 – © Mozzafiato

 

Nemo propheta in patria”, una delle poche frasi di Gesù citata in tutti i Vangeli.

Ufficio Stampa