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PASSI VELOCI

Ore cinque del mattino. Città buia e (quasi) deserta. Ecco comparire un uomo di corsa: no, non è uno sportivo che si sta allenando e non è neppure un tizio in ritardo per il treno; è un ragioniere, che per di più si è svegliato un’ora prima del necessario proprio per uscire a correre. Così, senza motivo apparente, perché fra un reality e l’altro ha visto un tronista vantarsi di correre più di un centometrista o un presunto salutista vantarsi di aver perso dieci chili correndo. Non è neppure un eccentrico solitario: ecco ben presto sbucare una segretaria in vena di seguire i consigli di un personal trainer di cui non sa di essere innamorata. Poi un manipolo mal assortito di vicini di casa evidentemente assonnati, seguiti da tre signore che si sono conosciute ad un corso di psicologia del cane (le quali hanno obbligato a rinunciare a preziose ore di sonno persino i loro amatissimi quattrozampe), poi due pazienti di uno psicologo in crisi d’identità. E via osservando e sgomentando. Nel giro di un’ora o due si possono incontrare molti tipi umani, diversi ma simili. Accomunati da improbabili e sgargianti abiti che pretendono di essere tecnici, nonché da una concentrazione e convinzione che farebbero invidia ad un mezzofondista olimpico.
Dopo aver corso per circa dieci chilometri eccoli rincasare, cambiarsi rapidamente, indossare la divisa da ufficio e dannarsi dentro un’auto (o in subordine un tram) per il traffico, lo smog, i rallentamenti, i semafori..per percorrere quei due/tre chilometri che li separano dalla scrivania che lì ospiterà per le successive otto ore. Dopo le quali, dopo il medesimo iter auto/tramviario, i più convinti ripetono il rito, dopo che è già diventato buio di nuovo.
Sarà che correre (forse) fa più bene (o meno male) che uscire all’alba da un locale o uscire per il rito dell’aperitivo, ma non sarebbe stata più salutare una buona camminata spedita al lavoro, andata e ritorno? E magari quattro passi a metà giornata anziché quattro piatti alla mensa?
Molti joggers convinti (al pari dei sedentari) devono odiare l’andare a piedi come il demonio, ché quando non indossano le sneakers d’ordinanza si vedono sempre muniti di qualche ruota: bicicli, tricicli, quadricicli e pure monopattini e monocicli; a motore (magari elettrico, che fa tanto chic), o anche senza (che fa tanto trendy), ma camminare no, non sia mai! Magari con la scusa che con le ruote si fa (una decina di minuti) prima e si evitano brutti incontri e seccatori da marciapiede. Anzi, quelli semmai si investono, visto che con quelle ruote si va proprio sui marciapiedi, in spregio ad ogni norma, educazione e buon senso..manco si chiamassero marciaruote.
E fin qui le pretese di salute, fretta e privacy.
Poi c’è l’aspetto della socialità.
Si è mai visto qualcuno correre allegro e gioviale? Sono sempre tutti tesi e tristi..indisponibili a qualsiasi interruzione o anche solo rallentamento del ritmo assunto…manco dovessero allenarsi per qualche record mondiale; altro che disciplina collettiva e comunicativa, la corsa cittadina è il massimo dell’isolamento e del personalismo, benché-almeno nelle metropoli-si svolga accanto a migliaia di altre persone viste però come ostacoli da aggirare o birilli da evitare a distanza di sicurezza. Chi non ne fosse convinto provi a chiedere una cosa qualsiasi a qualsiasi corsaiolo in divisa e nel ruolo di runner.
È una mania, quasi un’isteria trasversale, che però sembra colpire maggiormente persone di mezza età; e di mezza personalità.
Chissà cos’avrebbe pensato un uomo di nemmeno troppi decenni fa nel vedere persone verosimilmente sane di mente correre senza essere inseguiti da nessuno, senza dover gareggiare e senza neppure essere di fretta.
La corsa, intesa come pratica urbana non sportiva, sconta pure il paradosso di essere spesso associata non alla velocità ma all’attitudine slow, al pari di un bio ristorante o di un agriturismo.
Non sarebbe più logico che ‘andar di corsa’ tornasse ad essere sinonimo di ‘andar di fretta’, ‘non perder tempo’, indipendentemente dal passo, dall’abbigliamento e dai confini del jogging? Il mondo va sempre più veloce; noi con lui dobbiamo andare di fretta, cioè di corsa. Per necessità; o anche per piacere.
Se proprio si vuole correre, si corra pure, ma camminando; ed in abiti borghesi. Osservando curiosi cose e persone intorno; disposti a fermarsi ogni volta che si vede qualcosa o qualcuno/a che ci interessa, o che si interessa a noi; e le occasioni dell’uno e dell’altro tipo, assicuro, non mancano. Lasciamo la corsa in tuta e scarpette agli atleti; o ai campi di atletica.

Il Conte, febbraio 2018 – © Mozzafiato

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