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Attraversando Battiato

Pochi anni fa Franco Battiato aveva dato alle stampe Attraversando il Bardo, imperniato su come allontanarsi dalla non-vita ed avvicinarsi alla non-morte. Niente è come sembra, diceva, noi non siamo mai nati e non siamo mai morti. Un credo di reincarnazione piuttosto esplicito e sconvolgente.

Ed è ancor più sconvolgente il percorso musicale dell’artista siciliano, che va dalla sperimentazione elettronica più furiosa alla musica sacra ed alle opere teatrali di lirica e balletto, accanto alla canzone d’autore. E, nel frattempo, cimentandosi pure nell’attività pittorica, cinematografica e saggistica.

Negli anni ’80, asfittici per quanto riguarda la musica pop italiana, Il Re del Mondo lo è stato letteralmente. Anche successivamente, le sue straordinarie doti di orchestrazione ed arrangiamento restano un unicum nel panorama italiano, arrivando a composizioni complesse e pluristrutturate.

I suoi brani non si riescono a suonare davanti al falò con una chitarra, le sovraincisioni strumentali e vocali vorticose non lo permettono. Penso per esempio a costruzioni poliedriche come No Time No Space o Shock in my Town.

Tali vertiginosi edifici arrivano a vette di misticismo ineguagliate nella canzone italiana, come L’Ombra della Luce o Le Sacre Sinfonie del Tempo. In lui l’erudizione è al servizio di verità altre, in una sorta di sincretismo culturale e religioso.

Ne è prova il suo lavoro più enciclopedico, Caffè de la Paix, un concept-album, paragonabile a Creuza de Ma di Fabrizio De Andrè, in cui attinge geograficamente dall’Iraq al Giappone, poi, sul diagramma della storia, dai miti greci a Roma imperiale, ed anche, dal punto di vista della spiritualità, dai mistici cristiani alla meditazione trascendentale induista, oltre al sufismo islamico.

Per tutto ciò Franco sta attraversando davvero La Porta dello Spavento Supremo lasciandoci delle preziose mappe per giungere all’elevazione interiore, accompagnati dalla sua voce, per cifra stilistica sempre modulata sui toni di una disincarnata soavità.

Lorenzo Costanzini, maggio 2021 – © Mozzafiato

 

Ufficio Stampa