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LAC, LUGANO: IL TAGLIO DI GERTSCH, GAUGUIN E MUNCH

Tra le numerose mostre che il Lac Lugano Arte e Cultura quest’anno ha offerto al pubblico: “Gertsch-Gauguin-Munch Cut in Wood” è la riconferma di una serie di scelte che il museo ha saputo centrare in pieno, offrendo al suo pubblico un successo dietro l’altro. Fino al 22 settembre 2019, al piano -2 sarà possibile lasciarsi incantare dalle oltre 80 xilografie suddivise in spazi espositivi.

L’esposizione, nata dal desiderio di celebrare il 90esimo compleanno di uno dei più grandi artisti svizzeri: Franz Gertsch (1930, Mörigen), propone non solo le sue nove elaborate e monumentali incisioni, ma ai suoi lavori Gertsch affianca quelli che per lui rappresentano i maestri della xilografia: Gauguin e Munch.

Dall’origine alla modernità: un percorso che racchiude in un’unica area Ottocento e Novecento, in cui passato e presente, allievo e maestro, dialogano, s’incontrano e si confrontano. Tre artisti che non si limitano a dare colore alle proprie tele, ma a conferire un tocco in più: il proprio.

Franz Gertsch costruisce la narrazione delle sue opere attraverso la luce, infiniti piccoli punti che modulano le forme di un volto, la candida neve impalpabile sui rami e cerchi nell’acqua. Il rapporto con la natura è posto in primo piano. A partire dalla fine degli anni80, l’artista svizzero depose pennelli e tele per toccare con mano ciò che voleva raccontare attraverso l’arte. Nasce così una tecnica quasi maniacale della xilografia la cui passione si delinea a partire già dai 17 anni d’età. Dopo aver fotografato ciò che gli colpisce dal mondo, Gertsch proietta queste immagini in grandi tavole di legno scavando attraverso una minuziosa e fittissima rete di punti le zone luminose che delineano l’immagine. Dopodiché procede con il colore, inchiostri di diverse tonalità da lui stesso preparati, per poi procedere alla stampa su monumentali fogli di carta realizzati appositamente da un cartaio giapponese di Kyoto. Il lavoro richiede un tempo non indifferente per l’intera realizzazione di una singola opera, per questo le opere esposte non superano le dieci rappresentazioni, in quanto per ciascuna xilografia ci vuole circa un anno di lavoro. L’esposizione racchiude circa 28 anni di lavoro dell’artista, partendo dal 1988 con Natascha IV per arrivare al recente 2016 con Winter [Inverno].

Bellissimi ed effimeri volti di giovani donne che rimandano ad un’introspezione generale. I volti ci appaiono quasi velati dal colore stesso, impalpabili e irraggiungibili, come se l’arte non fosse riuscita a penetrare, rappresentare con nitidezza l’esteriorità delle modelle (amiche del pittore). Attraverso quel velo si crea una distanza tra l’osservatore e il volto, che attraverso lo sguardo fisso in camera interpella direttamente lo spettatore mettendo in luce non l’esteriorità ma la propria interiorità. All’inizio dell’esposizione vi è un’area dedicata alla realizzazione del lavoro dell’artista, un dietro le quinte catturato in un video che coglie l’artista al lavoro, per far comprendere al pubblico la complessità di ogni prodotto artistico.

Due aree espositivi per Gauguin in due sale separate poste una di fronte all’altra in cui vi sono i lavori, in piccolo formato, risalenti alla fine dell’Ottocento periodo successivo ai suoi viaggi in TahitiOgni opera, infatti, è connotata da un alone esotico sia dal tema che dai colori caldi che profumano di tabacco caffè e sabbia. Il suo tocco non è meticoloso e preciso come quello di Gertsch, vi è qualcosa di primitivo e di grezzo, così come la sua intera produzione artistica. Un’esplosione di colori caldi: rosso, giallo, tonalità legnose incidono alle stampe un carattere mistico che ben si sposa con la tematica principale della serie Noa Noa che presentano un mondo irreale, entrando a pieno titolo all’interno dell’arte simbolista di fine Ottocento.

Uno sguardo diverso quello presentato, invece da Munch, il maestro della solitudine e dell’introspezione. Le sue stampe non hanno un tocco primitivo né meticoloso, ma si distinguono per il sentimento con cui incide il legno graffiando sulle stampe i volti, i corpi delle immagini. I suoi lavori sono inondati da un’urea triste e dolorosa, i toni freddi e cupi sembrano urlare al mondo la propria fragilità. Munch non riesce a distaccarsi dalle stampe, in molte la sua mano apporta ulteriori modifiche. Usava ogni tipo di legno immaginabile, anche impiallacciato, i segni dei nodi e le venature dei legni vengono valorizzati creando un’unica sinfonia armonica tra la preparazione e il lavoro finale. Le sue matrici di legno componevano come un puzzle le sue opere, non racchiudeva tutto ciò che voleva rappresentare in un unico blocco ma in più tavole per comporre, scomporre a più riprese la sua narrazione. Tra le opere più celebri abbiamo: Chiaro di Luna I 1896; Vampiro II 1895/1902; Il Bacio I 1897; Autoritratto 1911/1912; Ragazze Sul Ponte 1918.

«[…] Mi sentivo molto vicino a Gauguin e Munch nel loro approccio estremamente personale alla tecnica xilografica. Tutti e tre abbiamo elaborato un linguaggio molto particolare in questa tecnica. La nostra produzione Xilografica è in qualche modo unica»

Franz Gertsch

La mostra è affiancata da un catalogo edito da Kehrer, che in oltre 150 pagine racchiude le riproduzioni a colori di tutte le opere esposte, spiegazioni approfondite, intervista e biografia dell’artista Gertsch, Gauguin e Munch. Disponibile in edizione italiana, tedesca e inglese.

Marianne Perez Lopez, giugno 2019 – © Mozzafiato

 

 

 

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