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Cesare Battisti: i suoi veri complici.

Ho voluto vederlo atterrare. Ho voluto avere la sicurezza che fosse arrivato sul suolo patrio. Ho voluto non illudermi, fino all’ultimo momento.

Cesare Battisti è giunto in Italia a scontare la sua pena con la giustizia: l’ergastolo per quattro omicidi. Ormai i suoi sorrisi diventati virali, dopo essere uscito vincitore da fughe, arresti, tribunali  e altre situazioni a dir poco vergognose, come l’ultima foto pubblicata da un giornale francese che lo ritrae seduto su una sdraio sorridente sulla spiaggia di Capocabana, tutti questi sorrisi saranno a breve cancellati appena entrerà in un carcere della nostra patria.

Le sue vittorie di Pirro si sono appena concluse.

Questa mia riflessione non vuole aggiungere nulla a quello che già conosciamo, alla sua storia, ai suoi omicidi, ma vuole solo discorrere brevemente sulla sua latitanza scabrosamente giustificata e qualche volta addirittura coperta, da maîtres à penser e da componenti della intellighenzia di sinistra.

La sua latitanza è stata possibile grazie a mille protezioni e connivenze. Alcuni intellettuali “illuminati”  firmarono qualche anno fa un accorato appello in favore dell’assassino di poliziotti e cittadini comuni .
L’appello del 2004 nei suoi passaggi salienti recitava cosi:

“La vita di Cesare Battisti in Francia è stata modesta, piena di difficoltà e di sacrifici, retta da una eccezionale forza intellettuale. È riuscito ad attirarsi la stima del mondo della cultura e l’amore di una schiera enorme di lettori (…). È un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista nel rimettere in gioco fino in fondo se stesso e la storia che ha vissuto. In una parola, un intellettuale vero”, poi prosegue  “Nulla lega Battisti a terrorismi di sorta, se non la capacità di meditare su un passato che per lui si è chiuso tanti anni fa. Trattarlo oggi da criminale è un oltraggio non solo alla verità, ma pure a tutti coloro che, nella storia anche non recente, hanno affidato alla parola scritta la spiegazione della loro vita e il loro riscatto”.

Tra i firmatari : Valerio Evangelisti, Massimo Carlotto, Tiziano Scarpa, Nanni Balestrini, Daniel Pennac, Giuseppe Genna, Giorgio Agamben, Girolamo De Michele, Lello Voce, Pino Cacucci, Christian Raimo, Sandrone Dazieri, Loredana Lipperini, Marco Philopat, Gianfranco Manfredi, Laura Grimaldi, Antonio Moresco, Carla Benedetti, Stefano Tassinari e il vignettista Vauro e all’epoca uno sconosciuto giovane napoletano Roberto Saviano.

Quest’ultimo, come una bandiera al vento, confermando quella che è la sua personalità , solo qualche anno dopo la ritira , esattamente nel 2009, affermando: “Mi segnalano la mia firma in un appello per Cesare Battisti (…) finita lì per chissà quali strade del web e alla fine di chissà quali discussioni di quel periodo. Qualcuno mi mostra quel testo, lo leggo, vedo la mia firma e dico: non so abbastanza di questa vicenda (…) Chiedo quindi di togliere il mio nome, per rispetto a tutte le vittime”.

Ecco, a tutti questi mentecatti a cui aggiungo gli idioti dei social (Umberto Eco docet),  che commentano in queste ore ironicamente, che i problemi dell’Italia sono altri e non Cesare Battisti, voglio solo dire che lo Stato italiano riesce, con il duro lavoro quotidiano di persone come carabinieri, poliziotti etc… a raggiungere obiettivi importanti. Dalla lotta alla mafia con l’arresto di Totò Riina o di Bernardo Provenzano,  fino ad assicurare alle patrie galere un terrorista assassino come Cesare Battisti.

Tutti coloro che hanno difeso Battisti devono profondamente vergognarsi e che si rendano conto che, per fortuna, esiste una giustizia e qualche volta, non bisogna attendere quella divina.

Baldassarre Aufiero, gennaio 2019 – © Mozzafiato

Ufficio Stampa