Da mesi lottava contro un insidioso tumore che cercava di sconfiggere il suo corpo, ma non la sua anima. Lo scrittore degli “emarginati” ha spento per sempre il suo ultimo sigaro.

A soli 57 anni (12 agosto 1961), ancora nel pieno della sua vita e della sua carriera di scrittore e giornalista d’inchiesta, si è spento oggi nell’ hospice dell’ospedale Niguarda di Milano Andrea Giovanni Pinchetti. Da tempo si trascinava dietro una malattia che lo consumava: ben due carcinomi che già dallo scorso anno avevano dato i suoi segnali di peggioramento. E, quest’anno, la malattia non gli ha permesso di trascorrere il suo ultimo Natale. In ospedale, dove era ricoverato dal 10 ottobre da quando era entrato per alcuni esami e non ne era più uscito, trascorreva le giornate insieme agli amici che lo andavano a trovare facendogli dimenticare, per alcuni istanti, di non essere malato.

Il maestro del Noir ha combattuto fino all’ultimo, solo il 18 novembre scorso aveva organizzato un flash-mob letterario urbano nell’ospedale al quale ha partecipato in sedia rotelle. La letteratura insieme alle donne erano la sua più grande passione. Non smetteva mai di scrivere e, contrariamente all’immaginario collettivo che si ha degli scrittori, non componeva i suoi numerosi romanzi rintanato in casa, non era di certo questo lo stile Pinketts. Lui scriveva nei bar, in particolare nel Trottoir, piazza XXIV Maggio, il suo preferito (al piano superiore del locale c’è una sala che porta il suo nome ed il suo ricordo). Amava mescolarsi con la gente, andava alle presentazioni dei libri anche di artisti emergenti che lui stesso aiutava a “crearsi un nome”, e questo lo rendeva speciale: la sua fama non gli hai mai fatto dimenticare la sua umanità.

Il suo ultimo capolavoro, edito da Mondadori, è stato “La Capanna Dello Zio Rom” insieme a tanti altri romanzi dal gusto Noir, Pulp, composti nel suo personalissimo stile che rispecchiava il suo modo di essere, schietto, ironico, diceva sempre, ad ogni costo, ciò che pensava senza maschere né timore di “insultare il buon costume”. Era semplicemente un artista a 360°, l’artista del popolo, del Naviglio.

Noi di Mozzafiato, che abbiamo avuto l’onore di conoscerlo nel 2017 a “Tempo di Libri” Milano, vogliamo ricordarlo così: con un bicchiere di Whisky in mano, un sigaro rigorosamente cubano, l’immancabile cappello e i suoi abiti stravaganti. Sempre circondato da belle donne e con una goccia di nostalgia negli occhi. Un apparente duro dal cuore tenero, che amava ciò che era “diverso”, perché proprio in questa diversità vedeva l’umanità delle cose.

«[…] Mi sento un supereroe. Appena sono di nuovo in piedi un paio di calcioni al tumore glieli do»

(tratto dalla sua ultima intervista, 17 Novembre, Repubblica)

Da domani, sarà possibile dare l’ultimo saluto al maestro del Pulp/Noir, in via Evangelista Torricelli 1/A, presso la casa funeraria LUCE, Nova Milanese. Il funerale, invece, è previsto per sabato 22 dicembre alle 14:45 presso la Basilica di Sant’Eustorgio a Milano.

Marianne Perez Lopez, dicembre 2018  – © Mozzafiato

Foto di Marianne Perez Lopez – Tutti i diritti riservati – © Mozzafiato