Viviamo in un mondo sempre più connesso e dove qualsiasi cosa accada può essere vista e commentata a migliaia di chilometri di distanza. Ormai dobbiamo renderci conto che ad ogni azione locale può corrispondere una conseguenza globale e nessun Paese può sentirsi totalmente al sicuro.
Gli attentati perpetrati dall’Isis negli ultimi tempi sono l’esempio lampante di come il mondo globalizzato condivida le stesse guerre e gli stessi morti. Tom Friedman, famoso editorialista statunitense, riguardo il Medioriente disse: “Troppo importante per ignorarlo, troppo oneroso rimetterlo a posto” e probabilmente è questo il vero nocciolo della questione.
Bisogna creare azioni comuni che possano stabilizzare di nuovo certe aree e spegnere focolai sempre più alimentati dal vento dell’odio.
I giorni scorsi un attacco hacker ha colpito la costa est degli Stati Uniti bloccando per diverse ore l’accesso a numerose piattaforme web.
Un forma ancora più subdola di attacchi che molto probabilmente è stata coordinata da chi mira a rendere le barriere di sicurezza sempre più deboli ed inefficienti e rendere il mondo un posto più insicuro.