La fine della privatezza (privacy, per chi non può fare a meno del linguaggio comune) è la fine della libertà.
Non a caso nei regimi totalitari la prima cosa che viene tolta (prima ancora-nell’ordine-degli averi, della libertà, della salute e qualche volta anche della vita) è la riservatezza: i dittatori di ogni epoca e latitudine hanno sempre avuto (compatibilmente con i mezzi tecnologici del proprio tempo) un imponente sistema di “ascolto”, fatto di spie-non solo umane-per ficcare il naso nella vita dei cittadini/sottoposti, al fine di poi manipolarla a proprio piacimento e per il proprio tornaconto.

Né ci si può giustificare/trincerare dietro il “tanto io non in nulla da nascondere”: a maggior ragione, se si è ligi e retti non si deve tollerare il sospetto e l’intrusione nei propri confronti. La giustificazione è pretestuosa e la trincea è debole, peraltro: qualunque vessatore mal intenzionato troverà facilmente il modo di mal interpretare e mal diffondere qualche comportamento presente o passato se può aver accesso al film della vita altrui.
Per ora solo i cogita volant, ma v’è da scommettere non ancora per molto; quando ci toglieranno anche questa, che è ormai l’ultima vera libertà che abbiamo, non solo non saremo liberi, ma non saremo.
La fantascienza di ieri è sempre diventata la tecnologia di domani; la (tele)lettura del pensiero e le fusioni mentali forse non sono così lontane.

“Cogito ergo sum” (i classici avevano già previsto e detto tutto!)..già, pensare fa esistere; ma solo se si può pensare liberamente, in privato ed in incognito.
Noi nel corso dei secoli alla libertà di pensiero abbiamo aggiunto quella di espressione (parlata o scritta che sia) e di azione (ovviamente senza commettere illeciti o reati)…grandi sequenziali conquiste di civiltà. Ora si sta paurosamente passo dopo passo tornando indietro, in sequenza inversa: già non si può più agire liberamente pur se non si danneggia nulla e nessuno, si può pochissimo scrivere (si rischiano continuamente accuse di calunnia, diffamazione, istigazione, apologia, vilipendio di qualcuno o di qualcosa..anche quando soltanto si esprimono delle idee, che dovrebbero essere libere-per sbagliate che possano essere-e contrastate con altre idee, non con sanzioni) e poco parlare (qui per paradosso invece si accetta e fin si apprezza il turpiloquio, ben più disgustoso di una cattiva idea).
Finché si arriverà al passo finale: “non cogito libero, ergo non sum”.