Un ‘Thelma & Louise” all’italiana ? L’impostazione del trailer lo suggerirebbe, ma qui bisogna fare attenzione al titolo, soprattutto a quel ‘pazza’.
Anche qui abbiamo due donne in fuga, appunto, da un istituto psichiatrico ed alla ricerca di un equilibrio mentale che forse non è completamente compromesso.
E sono diverse: Beatrice è ricca, o meglio crede di esserlo ed è convinta che con il denaro si possa avere tutto.
Donatella è povera ed è alla ricerca del figlio che le è stato sottratto a causa del suo comportamento bipolare con istinti suicidi.
Ne nasce un road-movie/commedia/dramma che inizia su un autobus , prosegue su un SUV volgarotto per concludersi sulla stupenda Lancia Appia cabriolet del trailer.
Virzì è bravissimo nel condurre la vicenda sul filo del rasoio spingendo al massimo il pedale della recitazione esagerata e a volte francamente fastidiosa della Bruni Tedeschi e quella altrettanto grezza ed espressiva della Ramazzotti, ma compensando con un contorno di personaggi dalla simpatica ed ammiccante ‘normalità’, compreso un toccante cameo del sempre più bravo Marco Messeri.
Sottotraccia emerge anche una discreta denuncia sociale: una pazza ricca riesce quasi sempre a cavarsela, mentre una povera sprofonda sempre più negli abissi dell’abbruttimento e del maltrattamento.
L’abilità consiste anche nel condurre la vicenda rischiando di portarla al limite del controllo drammaturgico, riuscendo però sempre a riprenderlo con intelligenti snodi narrativi.
Del resto quando si racconta una storia basata sulla irrazionalità della mente non si può/deve essere completamente razionali perchè appunto il “male oscuro” è sempre in agguato.
Forse va segnalata qualche lungaggine di troppo, ma Virzì si conferma autore in crescita rispetto alle sue prime commedie: “Il capitale umano ” lo aveva messo ben in evidenza.