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La moda di indignarsi

E’ bastata una breve esibizione, uno stacchetto musicale di pochi minuti nella trasmissione di Bonolis, per scatenare contro Checco Zalone una pioggia di dissensi ed incredibili polemiche per sospetta “omofobia”.

Il cabarettista e musicista pugliese, noto al grande pubblico per lo stile sconveniente e sopra le righe, è reo di avere adoperato, durante la sua performance, nientemeno che il termine “frocio”.

E alla comunità gay quel “Licia guardaci la camicia, un ciuffo rosso e biondo, è frocio fino in fondo” proprio non è andato giù.

Ok, lo sketch e’ opinabile, non certamente raffinato o politically correct, ma tante cose lo sono e non ci indignamo per tutte, anzi.

Ma il mondo gay pare correre su binari diversi, quelli della totale intransigenza. Una battuta fuori luogo o un po’ cretina, come in questo caso e subito si ha di fronte un nemico da abbattere. Non tutti i gay sono così, non molti, ma accade.

Ma come si può vivere costantemente con la sensazione di doversi difendere da qualcuno o qualcosa? Se la bellezza salverà il mondo (ne sono perfettamente convinta), l’autoironia è apotropaica e il saper mettere a nudo i propri difetti è sicuramente una forma di intelligenza che allontana la tracotanza dell’essere troppo preso da sé.

Del resto, lo stesso Checco docet: in barese “Zalone” sarebbe l’equivalente di “tamarro”.

Come dargli torto?

Carmen Perricone, divembre 2017 – © Mozzafiato

 

Ufficio Stampa