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IL BELLO E LA BESTIA

Ovvero idealismo verso utilitarismo

La differenza fra l’uomo e la bestia, o fra il raffinato e il grezzo, sta nella considerazione per alcune cose belle ma che paiono inutili: massima per i primi, nulla per i secondi; magari sono pure cose gratuite, nonché piacevoli e stimolanti (esempi? L’arte,la cultura,la filosofia,la riflessione). Troppo comodo apprezzare e capitalizzare le cose utili e costose,ne sono capaci tutti!
Peraltro è proprio il godere del bello e il ricercare l’inutile che ci ha evoluti e differenziati dagli altri animali, il cui metro di valutazione è solo la stretta utilità materiale. L’uomo ha smesso di essere scimmia quando ha iniziato a decorare-inutilmente-le grotte o a collezionare-inutilmente-graziosi sassolini colorati.
Di un bel quadro, di un appassionante libro un gorilla penserà: si mangia? No; e allora cosa me ne faccio? Un tossico dirà: mi fa sballare? No; e dunque a cosa mi serve? Un praticone pondererà: è funzionale all’arredamento? No; quindi lo posso bruciare. Un trafficone valuterà: ci si guadagna? Se no, lo posso buttare.
Un’analoga dicotomia si potrebbe dire della teoria verso la pratica, dello studio verso il lavoro, dell’estetica verso la funzionalità, della contemplazione verso l’azione, della meditazione verso l’attuazione, del pensiero verso il fatto, della mente verso il braccio, dell’etica verso l’opportunismo. Con una neppure troppo velata predilezione delle prime categorie rispetto alle seconde.
Prima di criticare un apparente perditempo, un pensatore, un contemplativo, un artista, un filosofo, un ricercatore, uno scrittore, un lettore…accertiamoci che non stia facendo qualcosa di inutilmente bello.

Il Conte, novembre 2017  © Mozzafiato

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