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La mia LAUREN

 

Tutte le parole si perdono in Lei e ritornano a Lei. In quello sguardo magnetico che per me rappresenta lo charme. Come nella canzone di Elvis Costello che mi piace tanto, che poi nell’originale è di Charles Aznavour.

L10Perché Lauren Bacall incarna l’eterno femminino, in ogni movenza, battito di ciglia, piega all’insù della bocca che me la fa rassomigliare subito al suo primo marito, Humphrey Bogart, fatte le debite differenze. Per il cinismo amaro con il quale, immagino, entrambi guardavano alla vita. Prima volta che la vidi, penso, è stato in Come sposare un milionario di Jean Negulesco, accanto all’icona Marilyn Monroe.

Con la mamma di fianco, che la chiamava proprio così, Bacaaaall, aprendo le aaaa, non sapendo l’inglese, rimasi incantata davanti a quel volto tagliato come un diamante, come si può rimanere davanti a un oracolo, alla bocca della verità. La signora volteggiava come una danzatrice di pattinaggio in ogni sequenza, e usava tutti i mezzi per farlo, dai piedi – che la leggenda voleva lunghissimi – alle mani, alla voce bassa e conturbante. Eppure non era solo un gioco di seduzione con il pubblico. In ballo c’era molto di più. Un osservatore acuto si è chiesto: “Era una delle più grandi attrici americane di tutti i tempi?”. Probabilmente no. Ma nessuna aveva il suo stile di recitazione, appuntito, cerebrale e sensuale. Una dicotomia? Non più, con lei. Sul palco e sul grande schermo. Stile irregolare, ma affilato come un rasoio. La battuta usciva dalla bocca e andava dritta dove doveva andare.L5

Ha recitato per il tycoon Howard Hawks ne Il Grande Sonno e per Michael Curtiz, ha amato alcuni degli uomini più grandi della generazione più gloriosa, Boogey e Frank Sinatra, senza rimanere intrappolata in un clichét da rotocalco anni ’50. Lauren fantastica, ribelle, suprema.

E rido, mentre la penso negli abiti già vegliardi della signora Hubbard, in Assassinio sull’Orient-Express di Sydney Lumet. Reggendo un pugnale insanguinato, è forse la visione più spaventosa e al tempo stesso regale di quel film mitologico. Comparendo dietro un vetro, Mrs. Hubbard recita la prova più grande della sua vita. Anche lì, attrice.

Sì certo. H per Hubbard. H per Harriet. Ma non è il mio – indicando un fazzoletto ricamato, probabile indizio del delitto – I miei sono una roba seria. Che se ne fa una di quei cosetti? Una soffiata di naso e via in lavanderia. Ahahah!”. E si mangia tutta la scena, Poirot compreso.

 

 

Lara Ferrari, agosto 2014 – Mozzafiato Copyright

Ufficio Stampa