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La ricostruzione

Può un semplice abbraccio sciogliere un dolore profondo e far parlare un uomo che si esprimeva a monosillabi?

Si, può.La Ricostruzione 36

Questo film ce lo dimostra in maniera pura e completa.

Questo abbraccio assomiglia tanto a livello cinematografico a quello di  “Lost in Translation”, dove delle misteriose parole sussurrate da Bill Murrey all’orecchio di Scarlett Johansson , sintetizzano la complessità di un incontro e contemporaneamente sono un affettuoso saluto.

La Ricostruzione è una di quelle pellicole che dovrebbero essere viste più di una volta. Non perché difficile da comprendere. Semplicemente per il piacere di farlo e per apprezzarne i dettagli sfuggiti nella prima visione.

E’ stata una scelta giusta quella di non doppiare gli attori – dovrebbe essere una decisione da prendere per tutti i films stranieri – i sottotitoli sono sufficienti.

Il film è ambientato a Ushuaia, città argentina alla fine del mondo.

I paesaggi ci danno la sensazione che non esista altro dopo, nessun uomo.

Solo Eduardo.

la-ricostruzione-foto-di-scena-2Eduardo uomo solitario che mangia senza levarsi i guanti da lavoro si può paragonare al suo naso.

Importante, aquilino e  piegato dalla vita e dai suoi avvenimenti.

Il protagonista riceve una telefonata da un amico che deve assentarsi per una delicata operazione chirurgica.

Da lì incomincia la Ricostruzione.

Una Ricostruzione fatta di relazioni, di dinamiche sociali, di comportamenti.

Diego è il nuovo Cristo e ci dimostra nella quotidianità la buona novella.

Non dovrà salire su una montagna per parlare alle folle.

Le sue parole sono uniche e quasi irripetibili.

Dovrà semplicemente portare la sua croce sul suo personale Calvario.

Per ricostruire, rinascere e risorgere.

In un abbraccio

 

Baldassarre Aufiero, luglio 2014 – Mozzafiato Copyright 

Ufficio Stampa